Titolo | Materia | Utenza | Durata | Docente |
MIMICRY: Ombre Impertinenti
Il termine allude alla mimica e presuppone l’accettazione di base di una realtà temporanea e fittizia. Un’illusione di colui che la crea e di un pubblico che la recepisce come reale. |
Disciplina
Pittorica |
20 studenti provenienti da classi diverse | 7 lezioni
21 ore |
Marianna Gasperini |
L’unità formativa è pensata per la classe prima di un Liceo Artistico. L’utenza presenta indicatori di disagio diffuso – 20% degli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) – in molti casi la famiglia è assente. Frequentemente il disinteresse degli studenti per le attività formative è costante e pervasivo: anche nelle materie di indirizzo l’attenzione è poco intensa e discontinua. Il punto critico sta proprio nel trovare nuovi modi per ingaggiare e motivare gli studenti. Essi infatti in molti casi compromettono sia il clima relazionale che il processo di trasmissione del sapere, accumulando provvedimenti disciplinari. Frequentemente esprimono la necessità di sistemi formali in cui inserirsi.
I processi di gioco sono tra i pochi che riescono a richiamare e mantenere l’attenzione degli studenti.
Per questo motivo il corso propone lezioni basate sul processo narrativo pedagogico di Dallari dello sviluppo del pensiero laterale: con pertinenze ed impertinenze che sviluppano la creatività abbracciano la processualità dell’errore come valido strumento per apprendere rafforzare le conoscenze.
Ha ampliato le proprie conoscenze con diversi Workshop in oreficeria presso l’artista internazionale austriaca Erica Leitner e in vetro presso l’artista Tedesco Jens Gussek e l’argentina Silvia Levenson.L’artista Marianna Gasperini, ha studiato Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti- Brera di Milano. Si è diplomata successivamente, in vetro artistico, presso la Hochshule “Burg Giebichenstein”, Halle in Saale (Germania)e nell’arte della Maiolica ,presso Istituto statale d’arte per la ceramica “G. Ballardini“ Faenza (Ra) .
Ha insegnato in un Workshop, le basi della lavorazione del vetro, presso Liceo Artistico Preziosissimo Sangue a Monza.
LABORATORIO:I ISOLA– Silhouettes ombra portata
La prima isola è la conoscenza dell’ombra esterna: l’ombra portata, l’io e la mia ombra, la percezione del mondo naturale generato da luce e ombra.
Si stimolano i sensi per indagare l’ombra come fenomeno della giornata: data la grande varietà e potenzialità intrinseche nella sorgente luminosa, l’ombra è tanto più forte e intensa quanto la luce è più grande. L’esistenza di una è legata all’altra, non c’è luce senza ombra e non c’è ombra senza luce.
Si potenzia il senso della vista, indagando il mondo che ci circonda, fotografie e artisti che hanno rappresentato il fenomeno dell’ombra e i simboli a lei annessi, ma sempre interpretandoli in modo naturale.
A coppie, seguendo la tecnica delle Silhouettes di Lavatar, si costruisce un telaio in legno, oppure si prende una cornice di un quadro, sulla quale viene posizionata con dello scotch di carta della carta velina o carta di riso. Bisogna oscurare parzialmente l’ambiente per facilitare la proiezione dell’ombra. La cornice non deve essere pesante perché il modello, aiutandosi con la spalla come appoggio, sorregge la cornice e la tiene ferma; mentre l’altro, ponendosi dietro alla persona colpita dalla luce, ricalca il profilo del compagno e viceversa. Una volta terminata la copia dell’ombra, si stacca il foglio e sul tavolo si riempie il profilo, colorandolo di nero.
TEORIA: dell’ombra dalle origini al Rinascimento
L’ombra è legata alle origini della pittura, si narra in Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, 50d.C. circa, che la pittura nacque quando si riuscì a circoscrivere l’ombra umana con una linea (si narra che la figlia di Butades vasaio di Sicione, innamorata fisso l’immagine dell’amato tracciando il contorno della sua ombra prima che lui partisse)
E’ molto significativo che la pittura fa la propria comparsa sotto il segno di una assenza presenza: assenza del corpo presenza della sua proiezione. Il carattere Primitivo, risiede dal fatto che l’immagine pittorica delle origini non sarebbe stata frutto dell’osservazione diretta, bensì proiezione di quel corpo per mezzo dell’ombra.
A questo racconto se ne può accostare un altro legato all’inganno della conoscenza, del mito platonico della caverna della Repubblica, in cui la condizione umana viene paragonata a quella di un gruppo di prigionieri incatenati, in modo tale che non è loro permesso vedere altro che il muro opposto all’apertura della caverna essi arrivano quindi a considerare le ombre proiettate dagli eventi esterni sul muro della grotta come reali, finché non vengono messi nella condizione di girarsi e di riconoscere il proprio errore.
Una storia quella di Plinio alquanto ingegnosa che però fu di ispirazione e di moda in tutta Europa nel secolo XVIII, con l’affermarsi della tecnica ritagliata Le silhouettes di Lavater.
Lavater scrisse di fisiognomica e promosse la sua macchina per l’esecuzione delle silhouettes. Per lui la rilevazione del profilo equivaleva a una psicoanalisi del soggetto: pratica assai discussa e da cui ha avuto origine lo studio della fisionomia.
Il tema dell’ombra è molto vasto; l’ombra di prima mattina ci appare diversa rispetto alla sera, la stessa ombra prodotta di sera da una sorgente artificiale come un fuoco, un’illuminazione artificiale è ben diversa rispetto ad altri momenti della giornata, si carica di altri significati risulta meno familiare. Vediamo che a secondo della giornata, del luogo, della mancanza di luce, della luna piena, del cielo sereno o pieno di nuvole, il mondo con l’assenza della luce si modifica e acquisisce nuove vesti e stati d’animo.
L’ombra pur riconducendola a leggi ottiche appare sfuggente, viene e va alla nostra vista, è una presenza effimera, in arte interpretata come mimesis, elemento naturale può:
– definire lo spazio, suggerire le distanze reciproche tra i vari elementi e dare consistenza agli oggetti della scena.
– diventa una piccola macchia allungata sotto i piedi delle figure per sparire del tutto con l’arte bizantina (ma anche l’ombra propria non se la passa bene nei mosaici di Ravenna!).
– assume connotazioni fortemente simboliche salvifiche.
– una presenza esterna alla scena.
Se osserviamo la scena sulla sinistra fra la porta c’è un’inquietante ombra umana in diparte, un compagno d’armi, forse ad attendere la conclusione del bacio.
-“presenza di un’assenza” è uno modalità che sarà molto adoperato in fotografia: fotografare le ombre, ma non ciò che le produce, crea un suggestivo effetto di ambiguità visiva: il soggetto è al di fuori dell’inquadratura, ma all’interno della scena (se il soggetto è famoso, basta solo l’ombra per farcelo riconoscere).
– Ombre portate complesse o semplici creano delle geometrie effimere di grande interesse, soprattutto nella fotografia in bianco e nero.
– Ideale anche per l’autoritratto…
SECONDA LEZIONE
LABORATORIO: II ISOLA – Ombra come metafora
La II isola è la conoscenza dell’ombra interna, come metafora di emozioni o suggestioni dell’inconscio e dell’io.
Nei sogni, nelle favole, nella realtà, l’ombra ha tanti aspetti, non solo come fenomeno fisico, ma anche come metafora: rappresenta l’inconscio, la paura dell’ignoto, del sé (“io-divisi”) come lato oscuro, di tutte le nostre maschere. Nessun uomo potrà mai dividersi dalla propria ombra perché è il segno della propria vita, della propria esistenza.
Prendendo spunto dalle Avanguardie del ‘900 e dal cinema in bianco e nero, si interpreterà in particolar modo la metafora dell’ombra.
Da immagini di riviste di fotografie, si estrapola un soggetto che viene incollato su un cartoncino da disegno. L’allievo deve costruire una nuova identità all’ombra del soggetto.
Gli si chiede di disegnare un’ombra portata come estroflessione di uno stato emotivo, oppure come il doppio del soggetto.
TEORIA- Le avanguardie del ‘900, la psicoanalisi, il cinema e la fotografia
Fin dalla metà dell’Ottocento, con l’avvento della fotografia l’ombra, oltre al valore mimetico acquisisce un valore di indizio, di disegno di rapporto fisico.
Rappresentare o fotografare l’ombra rende evocativa anche un’immagine che altrimenti risulterebbe banale…
Si apre per l’ombra un capitolo di sperimentazione sull’autoritratto fotografico e viene indagato uno sdoppiamento reale e metaforico tra operatore e modello diviene come la sua firma.
Ma è con il cinema che l’ombra raggiunge la sua massima espressione, soprattutto nel cinema tedesco, come ci testimoniano per esempio alcuni celebri fotogrammi dei film di Murnau e Wiene. L’ombra, amplificata e drammaticamente deformata, diviene esteriorizzazione dell’interiorità del personaggio.
Ad approfondire quest’interesse per la silhouette, come presenza nel quadro tra gli artisti dell’Avanguardia, troviamo Picasso nel quadro intitolato Silhouettes: in una Ragazza accovacciata (1940), si osserva il profilo dell’artista.
Se in Poussin l’ombra era concepita come una metafora dell’individuo, in Picasso è segno di contatto tra creatore e creazione: conseguenza estrema dovuta all’introduzione della pratica fotografica. Picasso segna la fine di quell’antica tradizione che vedeva l’ombra come un elemento per definire il volume della figura. Per lui, che definisce il cubismo il risultato di una costruzione formale da più punti di vista, l’ombra concorre a dare la visione degli oggetti di fronte e di profilo e dall’alto, rivoluzionando la consueta costruzione delle immagini.
Con il cubismo l’ombra concorre sia ad aiutare, sia a confondere lo spettatore. In seguito, anche i surrealisti sfruttarono gli effetti dell’ombra per rimarcare un’atmosfera misteriosa: come De Chirico nelle sue piazze deserte, dove ombre nette proiettate da elementi interni del quadro o esterni solcano e accrescono il senso di irrequietezza della composizione.
Vi sono anche romanzi che anticipano questa identità autonoma dell’ombra, per esempio L’uomo in grigio che acquistò l’ombra di Peter Schlemihl (1814). Interessanti sono le incisioni per questo libro di Georg Cruikshank,
L’ombra non solo acquisisce un’importanza come merce di scambio, ma anche una sua identità, tanto che l’Ombra, protagonista nella fiaba di Andersen “L’Ombra”, a un certo punto lascia il corpo a cui appartiene, riesce a prevalere sulla persona (l’ignoto sul noto, l’inconscio sul conscio, l’irrazionale sul razionale),con furbizia e inganno lo imprigiona, conducendolo alla morte.
Questa concezione fu di ispirazione anche per altri scrittori: chi non conosce Peter Pan e la scena in cui Wendy cuce l’ombra ai sui piedi? (M. Barrie 1902-11)
Con il diffondersi della psicoanalisi e delle teorie di Freud sull’inconscio, l’ombra in comincia a evolversi verso nuove forme e modalità di espressione, come manifestazione dell’inconscio. A volte l’ombra assume forte connotazioni simboliche, quasi una presenza di inquieti presagi.
Come per esempio Edvard Munch in La pubertà evita l’inserimento di ogni elemento di distrazione, marcando il sentimento di solitudine e disagio, che questa giovane donna deve provare nei confronti della sua condizione: la fase in cui psicologicamente il suo corpo cambia e le emozioni diventano complesse.
Jung vede l’ombra come archetipo, come prima tappa, che insieme all’Anima e al Vecchio Saggio, ognuno di noi deve affrontare per crescere come individuo.
Questa ombra è costituita da tutti quegli aspetti negativi, primitivi, di noi stessi che non riconosciamo (che un tempo avevamo, ma che sono stati rimossi nella nostra crescita, per l’educazione ricevuta, per il lavoro, per la formazione..) e rimangono nascosti o rifiutati. Il soggetto è portato a proiettare sugli altri o a vedere negli altri i suoi difetti. I due aspetti, luce e ombra, sono solitamente scissi, c’è un rifiuto da parte dell’io di riconoscere l’ombra e la condanna a vivere separatamente.
La maschera con la quale ci poniamo di fronte agli altri, la parte d’ombra, riaffiora nel sonno sotto forma di incubi, mostri, simboli di figure demoniache, oppure compare sotto forma di una persona dello stesso sesso del sognatore. Le fiabe, secondo Jung, riflettono l’inconscio collettivo (l’ombra collettiva); la fiaba rappresenta gli archetipi, riflettendo chiaramente i modelli fondamentali della psiche. La fiaba attraverso il racconto immaginario, avvicina tutte civiltà, dimostrando come nell’intimo di ciascun uomo alberghino i medesimi pensieri, speranze, bisogni, aspirazioni. Nelle fiabe il protagonista affronta streghe, draghi, lupi e vince per giungere alla meta, un viaggio per giungere ad una crescita individuale.
Per Jung solo l’ombra nascosta allontanata è minacciosa, mentre l’ombra accettata è positiva e stimolante.
Uno scritto sul Tempio di Delfi dice “Conosci te stesso” per divenire integro, per accettare luci e ombre. L’ombra nell’individuo se accettata può avere una funzione costruttiva e può porre l’attenzione ad elementi poco conosciuti, poco sviluppati che possono generare nuova crescita nella personalità.
TERZO LEZIONE
LABORATORIO:III ISOLA- Ombra Impertinente
La terza isola è quella dell’impertinenza: fuori dalla norma, contro corrente, Dada, imprevedibile, casuale, di rottura rispetto al consueto approccio logico.
Sarà un’esperienza in totale libertà, svincolati da qualsiasi nesso logico.
Per questo laboratorio, i ragazzi porteranno oggetti di vita quotidiana dalla forma particolare (grattugie, cavatappi, fruste, porta pennelli ecc..)
Si divide la classe in gruppi di 3-4 alunni. L’insegnante ricalca sulla parte in alto di ogni foglio molto lungo (180 x 80 cm. circa) l’ombra proiettata da uno di questi oggetti recuperati. Tanti fogli quanti i gruppi.
Ad ogni gruppo viene dato uno di questi fogli, con l’ombra dell’oggetto celato precedentemente con l’ausilio di un foglio bianco. Si applicherà la tecnica dei Cadaveri Squisiti dei dadaisti (nata nel 1925): si lasciano visibile solo gli ultimi centimetri del disegno. Ogni alunno prosegue a disegnare dalla traccia del disegno precedente, che verrà di volta in volta nascosta quasi nella sua totalità. Si tratta di un lavoro a più mani, senza che nessuna possa tener conto delle collaborazioni precedenti.
TEORIA: la rottura tra Dada e Surrealismo
Il gioco dell’impertinenza per eccesso, l’andare contro gli stereotipi, l’anticonformismo: fra gli impertinenti della storia spicca il dadaismo. Fra i maggiori rappresentanti emerge Marchel Duchamp con La ruota di bicicletta (1913): posizionata su uno sgabello, decontestualizzata, assume nuovi valori, perdendo la possibilità di essere utilizzata. Anche Man Ray con il suo Cadeau:un ferro da stiro su cui l’artista ha posizionato sulla base liscia una fila di chiodi, rendendo impossibile l’utilizzo dell’oggetto.
Il suo atteggiamento non ha nulla a che fare con la mimesis, è un visione simbolica rinnovata, l’oggetto forma il proprio doppio e l’immagine si moltiplica diviene riproduzione continua..
Ma fu Brancusi ad evolvere l’idea dello sdoppiamento di Man Ray in qualcosa di più elevato in quanto l’ombra non è pari all’oggetto per importanza ma la supera nel momento in cui diviene il suo archetipo.
Il loro modo di pensare, di far arte, ben si sposa con il procedimento metaforico laterale di M Dallari: è un approccio antico, legato ai processi di metamorfosi, quegli stessi processi che sono fondamentali per le ombre illusionistiche in quanto non sono in sé i fenomeni a essere stupefacenti, bensì il loro modo di presentarli nella rappresentazione. Ne è un caso esemplare Tu m ‘” (1918) di Marcel Duchamp, in cui si ritraggono tre ombre di ready-made: quella della ruota della bicicletta, quella del cavatappi, quella della cappelliera.
“L’ombra dunque non è concepita da Duchamp solo come una silhouette o proiezione fotografica di un corpo: ne è il <diventato>, l’ontologica trasformazione. E questo ci informa, di riflesso sui valori d’uso duchampiani del tracciato, del disegno, del contorno, che il più delle volte sono il frutto di una concatenazione operazionale legata all’impronta , alla trasposizione meccanica- che non esclude la mano- e il rilievo. Potremmo scorgervi una parodia Hegeliana :il <divenire> del <diventato> è il <rilievo>… Se non fosse che in Duchamp, il rilievo leva cava, strappa….a culminare nel celebre Autoritratto di profilo” 1958 (Georges. Didi-Huberman la somiglianza per contatto pag.230 )
QUARTA LEZIONE
LABORATORIO: IV ISOLA- Le Vertigine dell’ombra
Nella quarta isola si indaga l’aspetto illusionistico: quei giochi di ombre in cui non è tanto il contenuto a determinare il valore di ciò che viene presentato, ma è l’astuzia, l’impertinenza della forma dell’ombra che la genera.
Noi lo esploreremo in tre modalità: 1)Parola/scrittura, 2) teatrino delle ombre, 3) anamorfosi.
1 La parola/scrittura
Approcciarsi all’ombra con l’ausilio di un filo metallico: primo passo l’alunno deve scegliere una parola semplice (es: errore, viaggio..). Con l’ausilio di un filo di metallo, lo si curva scrivendo la parola, successivamente proiettando la luce dal basso rivelare la parola con l’ombra proiettata sul muro.
-Secondo passaggio più complesso prendere spunto da Larry Kagan o Fred Erdekens,
scrivere la parola nascondendola illuministicamente in un groviglio di curve senza senso. Tutto è progettato e ogni curvatura del ferro è studiata al millimetro per riprodurre un’ombra che sembri un groviglio, ma che assuma un senso una volta che la si proietti attraverso la luce. Dunque non sempre quello che appare ciò che è.
TEORIA- L’ombra e illusione
Attraverso l’oscurità indagheremo per cercare di comprendere meglio l’essenza di un’arte poco conosciuta.
Esaminando la nostra epoca l’ombra si sviluppa ma secondo due modalità:
1 la manipolazione dell’ombra come entità autonoma
2 la sua serialità (es. Andy Warhol)
Ai fini laboratoriali analizzerò l’ombra come entità autonoma: prenderemo Artisti che indagano la parola, la scrittura (con l’uso di un filo con piccoli elementi) come:
Ombre a sorpresa- Larry Kagan Horse Riding
Ombra della parola-Fred Erdekens in Gold Schadows2.
Ombre in codice di Jim Sanborn Lingua, 2008
QUINTA LEZIONE
LABORATORIO: IV ISOLA- Le Vertigine dell’ombra
2) TEATRINO delle OMBRE
Creare un illusione scenica di presenze-assenze prendendo spunto dal lavoro dei teatrini di Christian Boltanski.
Prima cosa costruire il teatro in cui verrà messa in scena lo spettacolo delle ombre, creare lo scheletro di una parallelepipedo o di un quadrato (di circa 40x 40x 40 cm circa di volume) con: tondini metallo, ( fili grossi saldati o fermati con biadesivo), listarella di dei legni Una volta finito si deciderà un tema, si potrà stimolare l’allievo con frasi del tipo: trova degli oggetti, forme, immagini, che raccontino chi sei, o una tua emozione. Recuperato i materiali, ritagliate le forme, si appenderanno le immagine, posizionando da subito le luci (faretti o torce) accesi perché è un equilibrio delicato, ogni volta che un oggetto o una luce si sposta la scena modifica.
Si faranno diverse prove nulla è come appare.
TEORIA-L’ombra e illusione
Oggi la luce non è più la sola protagonista della nostra percezione, alcuni artisti ribaltano la consueta visione, manipolano la luce in funzione di una nuovo soggetto, l’ombra: ecco che l’arte è fatta di oscurità e di assenza, ma non per questo è meno concreta e suggestiva del reale. Così come accade nel mito di Platone, l’uomo viene messo di fronte a un inganno. L’ombra rende presente l’assenza di qualcuno o qualcosa, si produce il distacco tra anima e corpo, l’elemento o gli elementi che vengono investiti dalla luce danno un’ombra ben diversa, inaspettata.
Se è vero che “l’immagine, più di qualsiasi altra cosa, manifesta uno stato di sopravvivenza che non appartiene né pienamente alla vita né pienamente alla morte, ma a un genere di stato tanto paradossale quanto degli spettri” (Didi-Huberman 2009), allora queste ombre-fantasmi sono la presenza dell’immagine. L’ombra intesa come calco, “materiale d’impronta”, caratterizza lo spazio come luogo, e lo riconfigura con una presenza cava: per struttura manca di consistenza, ma funziona come immagine che rivelandosi inevitabilmente cela.
Mettere in gioco i termini di presenza e assenza significa adottare un approccio radicale alla questione indagata dall’artista, nel cui contesto il motivo della traccia va a costituire l’elemento centrale in grado di rimandare alla grande questione dell’identità del soggetto
Attraverso l’oscurità indagheremo per cercare di comprendere meglio l’essenza di un’arte poco conosciuta.
Sarà e affascinante esaminare sculture, teatrini, macchinari e illuminazioni misteriose di tutti i più recenti interpreti dell’ombra illusionistica come Boltansky , Bohyun Yoon, Ralph Kistler ecc.
In queste opere, si può usare qualsiasi cosa per creare l’ombra.
Vedere come la luce sia filo conduttore di sorprendenti interazioni fra i diversi oggetti e sovrapposizioni di tracce effimere,ha una capacità di stratificarsi e farsi materia e bellezza.
L’ombra ha un suo fascino, una bellezza misteriosa che non è più peccato, lato oscuro, inferno, perdizione, ma sogno e al contempo rivelazione.
Errare nelle nostre ombre porterà alla vertigine, attraverso la massima illusione, il compimento della meraviglia sul teatro della realtà.
Come scrive Junichiro Tanizachi nel suo celebre Libro d’ombra: “in verità, non esistono né segreti, né misteri: tutto è magia dell’ombra
Questi sono solo alcuni artisti che hanno interpretato l’ombra come:
Ombre a sorpresa- Larry Kagan Horse Riding
Ombra Grafica- Shigeo Fukuda Aquarium for Swimming Characters del 1988
Ombra e Materia- Cornelia Parker, Cold Dark Matter: An Explod View, 1991
Ombra del consumismo -Ralph Kistler Cuentos Chinos, 2011
Ombra della morte, Christian Boltanski, Théâtre d’ombres, 2015
Ombre di scarto- Tim Noble & Sue Webster, Wild Mood Swings, 2010
Ombra dell’acqua Hiroko Matsushita Hiroko Matsushita, Shadow of Light, 2013
Ombra dell’assenza- Mounir Fatmi dettaglio di Save Manhattan 01, 2004
Ombre in codice di Jim Sanborn Lingua, 2008
Ombra ecosistema domus Joon Y. Moon, Augmented Shadow, 2010
Ombra infantile, Peter Feldemann,
Ombre che si moltiplicano Olafur Eliasson, Multiple Shadow House, 2010
SESTA LEZIONE
LABORATORIO: IV ISOLA- Le Vertigine dell’ombra
3)Anamorfosi
Creare un’ombra anamorfica portata: con carta nera, adesiva, plastificata, costruire con l’ausilio di un proiettore la sagoma di un’ombra umana.
L’alunno è chiamato a gestire un’immagine fortemente distorta, che acquista la “vera forma” solo quando l’osservatore si dispone in una particolare posizione, molto inclinata rispetto al suo piano. Si dovranno pertanto individuare scale o spazi con forti scorci prospettici (collegati da porte, angoli ecc..).
TEORIA-Cenni sull’anamorfosi
L’anamorfosi è quella tecnica per cui un’immagine viene proiettata sul piano in modo distorto, rendendo il soggetto originale riconoscibile solamente se visto da un preciso punto di vista, prospettiva.Siamo circondati da forme anamorfiche come per esempio alcuni segnali stradali orizzontali, come i limiti di velocità dipinti sull’asfalto. Nel rinascimento furono molti gli artisti che utilizzarono la tecnica dell’anamorfosi per creare nelle loro opere illusioni ottiche o per creare dei “messaggi cifrati”. Leonardo Da Vinci, ad esempio, era particolarmente affascinato da questa tecnica, tanto da utilizzarla in svariati dipinti. L’affresco del soffitto della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio a Roma è interamente realizzato con questa tecnica, per dare senso di profondità e più slancio.L’anamorfosi, però, trova applicazione anche ai nostri giorni nel cinema nella pubblicità e nell’art
Si porterà come esempio l’artista Elisa Leonini e le creazioni di Fabrizio Corneli.
SESTA LEZIONE-Installazione dell’evento finale
A conclusione di questa esperienza didattica si e’ pertanto pensato di esporre, tutte le tracce del nostro percorso di ombre di ogni allievo in un unica spettacolare installazione di ombre effimere. Prendendo spunto da Christian Boltanski.
faretti, candele, lumini, lim, reflex, fogli da disegno, ruvidi o lisci, colla, forbici, cutter, matite carboncino, acquerelli, tempera, mollette, pennelli ecc…
Oggetti di recupero dalle forme particolari per creare ombre: imbuto, scolapasta, cavatappi, frusta da cucina , mestoli ecc..
Materiale vario per la costruzione del teatrino, fili metallo, rame, nylon, colla, mollette, listarelle in legno.
Questo percorso è indicato anche per studenti con didattica differenziata e obiettivi minimi.
Anch’essi parteciperanno ai laboratori senza particolari specificazioni, supportati dalla presenza dell’insegnante di sostegno. Anche per gli studenti con DSA non è prevista nessuna differenziazione, tutti i materiali saranno redatti seguendo le linee guida per l’accessibilità della consultazione in caso di dislessia.
VALUTAZIONE |
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La valutazione del processo di insegnamento e di apprendimento verrà effettuata alla fine del percorso laboratoriale | |||
IL GIOCO/Mimicry
Ombre impertinenti |
Livello base | – Utilizza gli strumenti espressivi classici per produrre, sulla base di un format di riferimento, testi semplici, funzionali al contesto; – Utilizza gli strumenti espressivi legati alle tecnologie classiche per produrre bozzetti e disegni preparatori |
6 |
Livello intermedio | – Sceglie ed utilizza il medium più adeguato al contesto di riferimento, per produrre segni grafici in modo autonomo – Utilizza la strumentazione tecnica applicando la normativa sulla sicurezza; |
8 | |
Livello avanzato | – Progetta autonomamente e cura l’organizzazione del lavoro in modo coerente ed efficace anche in situazioni nuove ed articolate;
– Utilizza autonomamente la strumentazione tecnica applicando la normativa sulla sicurezza e propone soluzioni a problematiche relative a quell’ambito; |
10 |
Marco Dallari, In una notte di luna vuota, Erickson, 2012
Marco Dallari e Paola Ciarcia, Arte per Crescere, Artebambini, 2016
Victor I Stoichita, Breve storia dell’ombra. Dalle origini della pittura alla pop Art, il Saggiatore 2016
Michel Foucault, Nascita della clinica. Il ruolo della medicina nella costituzione delle scienze umane, Torino, Einaudi 1963
Ernest H. Gombrich, Ombre, la rappresentazione dell’ombra portata nell’arte occidentale, Piccola Biblioteca Einaudi 2017.
Erik Kessels, Che sbaglio, come trasformare i fallimenti insuccessi mandando tutto all’aria, Phaidon 2017
Georges Did-Huberman La somiglianza per contatto, Bollati Boringhieri 2009
http://cav.unibg.it/elephant_castle/web/saggi/elusioni-e-rivelazioni-l-ombra-come-metafora-e-strategia-visuale-nella-videoarte-contemporanea/84
https://www.andersenstories.com/it/andersen_fiabe/ombra
www.silviogioia.com/teatro-dombre
http://oltremeta.it/blog/pensiero-creativo
https://www.educare.it/j/attachments/article/3206/2016_pp.1014_Castaldi_Importanza%20dell%27errore.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_d%27ombre
http://www.toutfait.com/issues/volume2/issue_4/articles/giunti/giunti4_it.
htmlhttp://www.didatticarte.it/Blog/?p=1434
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https://unaparolaalgiorno.it/significato/E/errore